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Rappresenta il passo successivo allo studio elettrofisiologico. Individuata l’area responsabile dell’aritmia, con un apposito catetere (ablatore) viene erogata corrente a radiofrequenza distruggendo le cellule anomale
Lo studio tridimensionale non invasivo delle coronarie permette la valutazione del paziente con sintomi per definire la presenza di malattia coronarica, evitando, almeno nella fase diagnostica, il ricorso a tecniche invasive quali la coronarografia. Rappresenta quindi un utile test di screening per la cardiopatia ischemica.
Il PM è composto da un generatore d’impulsi, alimentato a batteria, alloggiato in una tasca sottocutanea e collegato al cuore attraverso 1 o 2 fili elettrici chiamati elettrocateteri, posizionati attraverso il sistema venoso. Il PM permette di:
L’intervento, effettuato in anestesia locale e della durata compresa tra i 30 e 90 minuti, inizia con una incisione cutanea di circa 4 – 6 cm, sotto la clavicola dove viene preparato uno spazio (“tasca”) sotto la pelle per l’alloggiamento del dispositivo. Dalla incisione praticata vengono inseriti, attraverso una o più vene, gli elettrocateteri, che sotto il controllo radiologico sono posizionati all’interno del cuore. Successivamente, vengono eseguite alcune misure elettriche che confermano il buon posizionamento degli elettrocateteri, i quali vengono poi collegati allo stimolatore; infine si procede alla sutura della ferita chirurgica.
Il defibrillatore impiantabile è un dispositivo simile al PM (di dimensioni lievemente aumentate) che oltre a svolgere le funzioni del pacemaker è in grado di inviare impulsi elettrici al cuore, allo scopo di defibrillare o “cardiovertire” il cuore, interrompendo aritmie potenzialmente letali. L’ICD infatti è in grado di riconoscere le aritmie ventricolari gravi che possono essere causa di morte improvvisa e di trattarle con:
I pazienti candidati all’impianto di ICD sono coloro affetti da:
L’impianto dell’ICD si esegue con la medesima tecnica usata per il PM.
Si tratta di un dispositivo di dimensioni simili al defibrillatore, potendo assolvere le funzioni di defibrillatore oltre che di resincronizzatore dell’attività cardiaca. Si basa sull’impiago di tre elettrocateteri (2 in caso di fibrillazione atriale permanente): uno che va posizionato in atrio destro, un altro in ventricolo destro e l’ultimo, a ritroso lungo il corso di una vena detta seno coronarico, sulla superficie epicardica del ventricolo sinistro. La giusta temporizzazione degli impulsi elettrici permette un miglioramento dello scompenso cardiaco.
I pazienti candidati all’impianto di tale PMK sono coloro affetti da:
L’impianto dell’ICD si esegue con la medesima tecnica usata per il PMK.